Fidatevi, per una volta, dei giornali. Sappiamo che ciò che andiamo a raccontare vi suonerà strano, che la realtà ha preso a tutti un po' la mano, che è difficile, dati i tempi, credere al lieto fine. Ma fidatevi, per una volta, dei giornali, anche quando raccontano storie vere che sembrano favole, buone per riempire pagine nei giorni del Natale.
Il protagonista è un bolognese, Andrea Lollini, studioso di diritto pubblico comparato, al lavoro tra la facoltà di Scienze Politiche dell'Alma Mater e la Scuola di Magistratura di Parigi. Il suo mondo è tutto memorizzato in un computer: una scatola portatile per contenere ricerche, relazioni, contatti, mail ma anche ricordi, foto, scritti personali. Cambio di inquadratura. In un altro continente, quello africano, sulla costa che guarda l'Italia, un altro giovane studioso, di scienze questa volta, si arrabatta allo stesso modo tra studi e ricerche. Anche a lui farebbe comodo un computer, ma i mezzi sono quelli che sono. Ci vorrebbe un'occasione.
Poi Bologna, dove non passa giorno in cui tutti, belli e brutti, di destra e di sinistra, non se la prendano con il terzo personaggio di questa storia, il nostro Signor Malaussène: il degrado, capro espiatorio di ogni male cittadino. Tanto che anche chi, facendo appello all'arte dello zen e agli esercizi di tolleranza, contando fino a dieci prima di rispondere male all'ennesimo insistente lavavetri, sforzandosi di trovare un senso agli scarabocchi che imbrattano i muri, anche per questo virtuoso del politically correct arriva il giorno in cui è impossibile sottrarsi: "Bologna non è più quella di una volta!".
E' successo al giovane Lollini quando, ai primi di luglio, al bar La Linea si è visto derubato della sua vita in formato elettronico. "Non mi sono accorto di niente - racconta oggi -. Mi sono girato e il computer non c'era più. Era pieno di gente che poi ha confessato di avere visto strani movimenti, ma nessuno ha reagito". Lui, che fa avanti e indietro con i paesi più a rischio del mondo quanto a diritti umani, fatica ad ammetterlo, ma i sospetti finirono su un ragazzo dai tratti magrebini. "I furti sono fenomeni strutturali alle società complesse, meccanismi di ridistribuzione informale". E' lo studioso che parla, ma gli amici ricordano ancora le imprecazioni mandate in quei giorni dal Lollini vittima del degrado. Archiviato il magone, non è rimasto da fare altro che comprare un nuovo computer.
Ed ecco il quarto personaggio della storia: Skype, la rete telefonica che corre su Internet, comunicazione gratuita con il mondo intero. "Un mese fa mi chiama un amico - continua Lollini - indispettito perché non rispondo ai suoi messaggi su Skype, nonostante il mio alias risulti attivo". Una luce: non sarà che qualcuno, da qualche parte, ha acceso il vecchio computer ancora carico dei dati, compresa la connessione a Skype? "Ho cominciato a mandare messaggi disperati, in inglese, al mio vecchio alias ". Tempo qualche giorno e risponde lo studente africano che all'inizio della storia avevamo intravisto a Marrakech: l'occasione era arrivata, per 300 euro si era comprato il portatile di Lollini. Gliel'avevano venduto come usato ma con il tempo aveva sospettato fosse rubato. Mohamed (nome di fantasia) si offre subito di restituire il maltolto. Ma dove incontrarsi tra Bologna e il Marocco? Qui interviene allora l'ultimo personaggio della storia, lo zampino di quel caso capace di intromettersi per dare a una vicenda di ordinario degrado urbano le tinte della favola. "Il ragazzo mi dice che studia a Parigi", esulta Lollini. L'incontro, anzi lo scambio (dal momento che il ricercatore bolognese ha rifondato i 300 euro), è avvenuto poco prima di Natale in un bar di Belleville, terra del vero Signor Malaussène, quello di Pennac, ex quartiere operaio oggi crocevia di culture. "Mohamed era molto dispiaciuto. Mi ha spiegato di essere mussulmano e che un bravo mussulmano non può tenere per sé mai niente di rubato", racconta Lollini.
Morale della favola, "ovunque, nel mondo, l'umanità è molto più simile di quanto venga rappresentata. Su una sponda o l'altra di un mare esiste lo stesso caleidoscopio umano, di ladri e di gente che capisce l'importanza delle cose, il valore dei gesti". Parola, questa volta, di uno che ha toccato con mano.
Il protagonista è un bolognese, Andrea Lollini, studioso di diritto pubblico comparato, al lavoro tra la facoltà di Scienze Politiche dell'Alma Mater e la Scuola di Magistratura di Parigi. Il suo mondo è tutto memorizzato in un computer: una scatola portatile per contenere ricerche, relazioni, contatti, mail ma anche ricordi, foto, scritti personali. Cambio di inquadratura. In un altro continente, quello africano, sulla costa che guarda l'Italia, un altro giovane studioso, di scienze questa volta, si arrabatta allo stesso modo tra studi e ricerche. Anche a lui farebbe comodo un computer, ma i mezzi sono quelli che sono. Ci vorrebbe un'occasione.
Poi Bologna, dove non passa giorno in cui tutti, belli e brutti, di destra e di sinistra, non se la prendano con il terzo personaggio di questa storia, il nostro Signor Malaussène: il degrado, capro espiatorio di ogni male cittadino. Tanto che anche chi, facendo appello all'arte dello zen e agli esercizi di tolleranza, contando fino a dieci prima di rispondere male all'ennesimo insistente lavavetri, sforzandosi di trovare un senso agli scarabocchi che imbrattano i muri, anche per questo virtuoso del politically correct arriva il giorno in cui è impossibile sottrarsi: "Bologna non è più quella di una volta!".
E' successo al giovane Lollini quando, ai primi di luglio, al bar La Linea si è visto derubato della sua vita in formato elettronico. "Non mi sono accorto di niente - racconta oggi -. Mi sono girato e il computer non c'era più. Era pieno di gente che poi ha confessato di avere visto strani movimenti, ma nessuno ha reagito". Lui, che fa avanti e indietro con i paesi più a rischio del mondo quanto a diritti umani, fatica ad ammetterlo, ma i sospetti finirono su un ragazzo dai tratti magrebini. "I furti sono fenomeni strutturali alle società complesse, meccanismi di ridistribuzione informale". E' lo studioso che parla, ma gli amici ricordano ancora le imprecazioni mandate in quei giorni dal Lollini vittima del degrado. Archiviato il magone, non è rimasto da fare altro che comprare un nuovo computer.
Ed ecco il quarto personaggio della storia: Skype, la rete telefonica che corre su Internet, comunicazione gratuita con il mondo intero. "Un mese fa mi chiama un amico - continua Lollini - indispettito perché non rispondo ai suoi messaggi su Skype, nonostante il mio alias risulti attivo". Una luce: non sarà che qualcuno, da qualche parte, ha acceso il vecchio computer ancora carico dei dati, compresa la connessione a Skype? "Ho cominciato a mandare messaggi disperati, in inglese, al mio vecchio alias ". Tempo qualche giorno e risponde lo studente africano che all'inizio della storia avevamo intravisto a Marrakech: l'occasione era arrivata, per 300 euro si era comprato il portatile di Lollini. Gliel'avevano venduto come usato ma con il tempo aveva sospettato fosse rubato. Mohamed (nome di fantasia) si offre subito di restituire il maltolto. Ma dove incontrarsi tra Bologna e il Marocco? Qui interviene allora l'ultimo personaggio della storia, lo zampino di quel caso capace di intromettersi per dare a una vicenda di ordinario degrado urbano le tinte della favola. "Il ragazzo mi dice che studia a Parigi", esulta Lollini. L'incontro, anzi lo scambio (dal momento che il ricercatore bolognese ha rifondato i 300 euro), è avvenuto poco prima di Natale in un bar di Belleville, terra del vero Signor Malaussène, quello di Pennac, ex quartiere operaio oggi crocevia di culture. "Mohamed era molto dispiaciuto. Mi ha spiegato di essere mussulmano e che un bravo mussulmano non può tenere per sé mai niente di rubato", racconta Lollini.
Morale della favola, "ovunque, nel mondo, l'umanità è molto più simile di quanto venga rappresentata. Su una sponda o l'altra di un mare esiste lo stesso caleidoscopio umano, di ladri e di gente che capisce l'importanza delle cose, il valore dei gesti". Parola, questa volta, di uno che ha toccato con mano.
da La Repubblica - Bologna, 2 gennaio 2008
5 commenti:
Back's better
i can sleep now
ci voleva Francesca a farmi riallacciare i fili di una storia che avevo intuito su un titolo di un giornale "ritrova computer rubato in marocco con skipe"; Titolo che aveva attratto la mia curiosità per la parola che mi echeggia sotto forma di gocciolina nel computer: skipe. Ma tutto questo lo scopro da un blog in rete e poco importa che io conosca di persona Francesca, Lollini il derubato e a questo punto forse il ladro...
Cazzo, bel pezzo! Sei brava. Anzi no, la bravura qui non c'entra. Qui c'entra rispettare la scrittura, riuscire a dimenticarsi che stai scrivendo su un pezzo di carta venduto a 1 euro, scrivere per chi ti leggerà. Ti ho letta su un blog, e questo pezzo è quasi meglio scritto dell'intervista al Grande Scrittore Israeliano!
complimenti per l'articolo. Bella la storia e anche ben scritta. Una cortesia. Se conosci il buon lollo (sembrerebbe di si) puoi per favore dirgli di mettersi in contatto con il suo vecchio compagno di venture beca - buzios.
andrea.becattini@fastwebnet.it
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