sabato 24 gennaio 2009

Capitolo 12.

12.


Guardando indietro questi ultimi anni, da quando mia madre è morta, ho capito che per la maggior parte del tempo ho vissuto nel delirio. Mi sono sentito arrabbiato, deluso, risentito, triste, disgustato verso me stesso, sfatto per l’alcol, disperato, senza via d’uscita e chissà cosa ancora. Ci sono stati solo alcuni brevi periodi di contentezza, sparsi qua e là negli anni. Uno di questi è stato con te. Vorrei che tutto fosse diverso, vorrei potermi alzare un giorno e avere una qualche speranza, una direzione. Mi rimprovero tutti gli errori che ho fatto. Ho una pessima opinione di me.
Me ne sto qui seduto, in un hotel senza anima, vicino al magazzino gigante in cui è impacchettato tutto ciò che possiedo. C’è un andirivieni di camion di carbone per tutto il giorno fino a notte. Da queste parti abitano bifolchi, ognuno che viaggia a bordo di un enorme pick up che non sa fare altro che tracannare benzina. Lavorano per pozzi di petrolio che spuntano come funghi. Li costruiscono persino su terreni privati; il governo americano del resto detiene la maggior parte dei diritti sull’estrazione dei minerali.
Sono qui da quasi una settimana. Marianna, amica mia da più di quindici anni, sta vivendo alti e bassi con il lavoro alla serra. Si è andata a confinare nella fattoria che i suoi genitori, ora ultraottantenni, comprarono una ventina di anni fa. I suoi fratelli, entrambe più vecchi, lavorano per lei o in qualche modo si occupano di cose che ruotano attorno alla fattoria.
La politica del loro vivere è fuori dal mio modo di vedere le cose. Mi sto chiamando fuori dalla scena. Non hanno occhi che per il loro orticello. Così me ne sto qui, nel mio hotel. Il mio mondo, il mondo intero, sta cambiando davanti ai miei occhi.
Già in questa stagione il canale tv delle previsioni del tempo parla di temperature da record. Gli incendi nelle foreste, che di solito sono all’ordine del giorno in estate inoltrata, stanno già divampando. Ce n’è uno sull’isola di Catalina, a venti miglia dalla costa della California. Un paio di tornado hanno cancellato intere città, la gente sta morendo. Ci sono poche risorse per fronteggiare tutto questo, dal momento che la guerra in Iraq sta togliendo ogni energia agli Stati Uniti.
Da parte mia, non prendo più antidepressivi, di tanto in tanto solo qualche pastiglietta per dormire. Anche il bere ormai è cosa poco frequente.
Mi dispiace di essere una persona così difficile. Nessuna scusa, ma lascia che ti dica che non è stato facile. Qui in Amerika sono scivolato sempre più in basso, ritrovandomi senza neanche un amico. Nessuno da biasimare: è solo colpa mia. Il che mi porta sempre più giù, nel mio buco nero. Sono sempre più disperato, ho difficoltà a dormire. Forse dovrei tornare agli antidepressivi, ma sono titubante. Devastato e ferito.
In una hotel, davanti a me le montagne di Aspen hanno ancora la neve. Ricordo che quando vivevo qui era quello che mi faceva andare fuori di testa: l’estate arrivava all’improvviso, per un paio di mesi, e poi subito di nuovo la neve, a volte anche ai primi di settembre.
Se sapessi scrivere meglio a macchina, scriverei di più. Forse dovrei prendere qualche lezione. Ricordo mio padre sempre alla macchina da scrivere, con lo stesso stile a due dita che ho io, sebbene il suo fosse molto più veloce.
Non so decidere che direzione prendere, e perché. A volte penso che potrei prendere la macchina e mettermi in viaggio fino su, verso l’Alaska. Ma in fin dei conti non sembra un'idea grandiosa. E alla fine torno sempre al punto di partenza, la solitudine: nasci solo, incontri gente lungo la strada, muori solo. Mi dispiace se ti ho fatto del male.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

mi piace di piu' quando racconti di Sam piuttosto che di Francesca.
il capitolo precedente ad essere sincero non mi era piaciuto molto.
l'impressione è che non sia poi gia' tutta scritta questa storia, centellinarla con la pubblicazione settimanale di un capitolo mi fa pensare che non vuoi in realta' finirla, oppure la stai modificando e arricchendo in corso d'opera.
personalmente spero continui, almeno finchè non ne parte un'altra...

Anonimo ha detto...

Scusa, non ho capito. E' davvero una lettera di Sam o e Francesca che scrive ?

parìPHOTO ha detto...

sam. come tuttele altre volte