martedì 2 dicembre 2008

Clint, al di là dei ponti

Punto primo: qualcuno dovrebbe impedire alle attrici di rifarsi con la chirurgia plastica. Non è una questione etica e nemmeno estetica. E' questione professionale: finisce che hanno sempre la stessa espressione, mentre gli ammazzano il figlio sotto gli occhi, mentre si arrabbiano davanti all'ennesimo tradimento del marito, mentre sono a cena con la migliore amica e parlano di sesso.
Punto secondo: qualcuno dovrebbe impedire ad Angelina Jolie di recitare. Se proprio proprio ha ancora bisogno di soldi, qualche rivista la faccia posare in copertina con la sua famiglia felice. Siamo disposti a sopportare ancora una volta la melassa pur di non vederla in un altro film.
Punto terzo: sebbene io abbia sempre tacciato di snobismo coloro che sostengono che i film non vanno doppiati, devo fare marcia indietro. Toglieteci di torno i doppiatori, soprattutto quando -pur nel caso di una megaproduzione americana - parlano fuori sincrono rispetto ai personaggi sullo schermo.
Detto questo, dopo molti mesi di sciopero mio personale nei confronti del grande schermo, sono tornata al cinema. Io il cinema non lo sopportavo più: perchè spendere 8 euro per brutte storie raccontate male?
Sono tornata per un grande vecchio, Clint Eastwood, con "Changeling".
Se la protagonista non fosse la Jolie, chissà, magari...... Oppure no, è l'interprete perfetta per una donna a cui rapiscono il figlio, gliene propongono un altro obbligandola a dire che è il suo, la vogliono far passare per matta, la mettono in manicomio, rischia l'elettroshock e molto altro ancora e questa non ha un'iniziativa sua. Tutto ciò che succede le piove addosso per altri motivi: perché c'è un reverendo che attraverso di lei vuole smascherare la polizia corrotta e violenta, perchè c'è una prostituta ingiustamente chiusa in manicomio che vuole vendicare i suoi due aborti, perché un condannato a morte la vuole incontrare per lavarsi la coscienza. Lei non muove un dito. Dice di aspettare, fiduciosa che il figlio sia ancora vivo, ma se fosse per lei non si muoverebbe nulla.
Che rimane, allora, del grande, vecchio Clint? L'America dove tutto può succedere, la fotografia livida, il paesaggio sovraesposto. Se non fosse però che quei cappellini alla Hopper che la Jolie, sempre lei, calza giorno e notte, stuccano un po'. Poi rimangono i grandi temi di tanto cinema americano: chi esce dal gregge viene fatto passare per pazzo, ma basta avere visto "Frances" con Jessica Lange e Sam Shepard per non farsi impressionare da una Angelina Jolie, eccola di nuovo, che pure con gli elettrodi alle tempie ha una sbavatura di ombretto. Poi la pena di morte, l'ignoranza assassina.
Insomma Clint, tu quoque! Per cancellare questo film bruttino (brutto no, a Clint 'brutto' non riesco a dirlo), toccherà di rispolverare "I Ponti di Medison County", almeno l'ultima scena. Oppure quando Francesca (fiera che Meryl Streap abbia portato il mio nome in questa pellicola), con la valigia già pronta, dice a Clint che non può andare con lui. Sigh.

1 commento:

vittorio bongiorno ha detto...

Punto primo: il grande artista è grande anche perché alterna a quattro cinque capolavori del cinema anche un film minore. Voglio dire, stiamo parlando del regista di film come “Unforgiven”, "A perfect world", "Madison County", "Million Dollar Baby", "Mystic River". Cose così.

Punto secondo: mi sono reso conto di non aver mai visto un film con Angelina Jolie. Che pensavo essere donna bellissima, ma che, in effetti, almeno in questa pellicola è mostruosa: sempre inrossettata, sempre perfetta, anche, appunto, quando le fanno l’elettroshok. Booo.

Punto terzo: sì, io mi sono sempre battuto per i film in lingua originale, perché non ha senso vederli doppiati, anche quando sono doppiati bene (e di doppiatori italiani, bravi, ne abbiamo tanti). Ma questo gli è venuto proprio male.

Punto quarto: uno degli errori più banali per uno sceneggiatore è non far compiere al protagonista della storia alcuna azione. Solo “eventi” che gli piovono in testa (una testa perennemente vestita da cappellini alla Edward Hopper). Angelina non fa nulla. Fa solo telefonate. E poi il subplot del serial killer mi è sembrato un po’ appiccicato, messo lì per colpire basso ai sentimenti di mamme psicolabili.

Punto quinto: non ho pianto, nemmeno una lacrima. Altri tempi da “Madison County”…