lunedì 14 luglio 2008

La Dichiarazione (seconda parte)

Per il professore Timothy Edwards gli ultimi mesi erano stati come svegliarsi in un nuovo mondo che non aveva ancora capito da che parte girava, in balia di ogni incontro, di ogni accadimento.
"So che non dovrei dirti quello che sto per dirti - le aveva premesso aggrappandosi sempre di più al volante dell'automobile - ma da quando sei arrivata qui da noi continuo a muovermi nella tua scia, cercando di sedermi vicino a te, nell'ossessione di trovare qualcosa da dire per tenerti vicina il più possibile".
Lei non era abituata a tanta devozione e si ritrovò a rassicurare l'agitazione di Timothy, un ansia che le sembrava sproporzionata, fuori dal tempo.
"Sono un uomo sposato", si accusava lui, sebbene non l'avesse neanche sfiorata, sebbene lui stesso non avesse mai immaginato di potere osare il ben che minimo avvicinamento.
Lei, abituata a un mondo dove le relazioni affettive si consumavano in una settimana, dove passioni standard si accendevano in un attimo, davanti a un aperitivo, per spegnersi altrettanto velocemente nell'indolenza, nell'incapacità di mettersi in gioco, si era sentita all'improvviso in un altro mondo, lusingata di essere riconosciuta come donna, come oggetto di desiderio sublime, inarrivabile.
"Timothy non è successo niente", continuava a rassicuralo.
Avrebbe voluto cercare un gesto, come faceva solitamente con chi sentiva vicino, una mano da posare sul suo avambraccio per fargli sentire la sua comprensione, il suo affetto. Ma aveva paura di farlo, temeva di agitarlo ancora di più. Aveva paura lei stessa, lei stessa era piena di paure tutte le volte che si sentiva avvicinata.
Il seminario era giunto al suo termine. C'era stata la cena dei saluti, il vino, l'allegria, i baci, le foto ricordo, lo scambio dei recapiti. E tutto era tornato come prima.
Io che ho raccontato questa storia non so cosa sia successo dopo. Posso solo immaginare che lei abbia continuato a farsi largo giorno dopo giorno cercando il suo centro, e che lui abbia prima o poi ripreso a puntare la sveglia alle sette e un quarto del mattino, a scendere dal letto in tempo e a cominciare a preparare la sua giornata senza indugiare oltre. Ma è molto probabile che la mia immaginazione si sia firmata prima di come sono andate realmente le cose.

(fine)

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