martedì 4 dicembre 2007

Tokyo. La città in guanti bianchi

L'aeroporto di Narita, non so quante centinaia di voli giornalieri, è il primo passo nell'ovattato mondo giapponese. Posando i piedi su una moquette soffice soffice, arrivi al controllo delle carte di sbarco indirizzato da un tale in divisa e guanti bianchi che con un inchino ti fa prendere posto in una fila che scorre veloce.
Dieci, venti minuti al massimo e sei sul primo marciapiede all'uscita dall'aeroporto, inspiegabilmente e invisibilmente condotto alla fermata delle linee Limousine; impensabile un nome meno lussuoso. Sono gli autobus, economici a dispetto del nome, che ti portano in città, direttamente agli hotel. Un addetto ti accoglie: con una mano strappa il biglietto, con l'altra ti indica la scaletta per salire. Altri, prontamente e ordinatamente sistemano nel bagagliaio le tue valigie.
Il viaggio dura un ora circa e per buona parte non è possibile vedere granché dal finestrino. La superstrada corre tra due muri di protezione e dall'alto spunta, di tante in tanto, l'ultimo piano di un hotel, l'insegna di una fabbrica e la scritta gialla, riconoscibile urbi et orbi, dell'Ikea. A destinazione, sul marciapiede altri due personaggi in divisa - non chiederti come - hanno individuato le tue valigie e le hanno già allineate ad aspettarti. Anche loro indossano guanti candidi.

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