Ho letto un libro che mi sento di consigliare. A uomini e donne; poi ognuno ci troverà le sue ragioni. E' "Biglietto scaduto" di Romain Gary. So di non essere originale; chi segue le cronache culturali ne ha avrà sentito molto parlare in queste ultime settimane. Ma non tutto ciò che è incensato dalla stampa, vale la pena di essere letto. Questo sì.
E' un libro sull'amore (se vogliamo), raccontato attraverso le parole di un uomo. Altri ne abbiamo letti, a cominciare dall'amatissimo Roth più volte citato dal gioco delle similitudini che ogni critico letterario si cimenta a fare per incutere soggezione nei suoi lettori, cercando di averne in cambio autorevolezza.
Ma a differenza di altri, Gary, marito suicida di Jean Seberg, mette a nudo il genere maschile, solleva il tappeto per far vedere quanta polvere vi è stata nascosta sotto. Per non vedere, per fare finta di niente. Lui ha quasi sessant'anni e deve all'improvviso fare i conti con una prestanza fisica e sessuale non più così generosa. Lei ne ha trenta di meno, è brasiliana, è bellissima ed è innamoratissima. Tanto da pensare quello che abbiamo/avremmo pensato tutte: che è colpa sua. La sciocca! Si dimena e si dispera. Scrive lettere che gli lascia ovunque, lettere bellissime, appassionate, confuse, universali, che tengono insieme il mondo, lui, l'amore, il cielo, i grandi spazi, la vita, insomma. Sono gli anni Sessanta e i blog non c'erano ancora. Né la mail né gli sms. Ma quanto mi riconosco in questa grafomania!
Ognuno, dicevo, nel libro troverà le sue ragioni. Io trovo una certa nostalgia - proprio così - per un tempo andata, quando ancora credevo che un cavaliere elettrico poteva arrivare e portarmi via: lui sì che avrebbe saputo dove andare e cosa fare. Poi scopri che sono più deboli di quanto non avresti mai immaginato, e che fanno fatica a farci i conti. Che peccato, però. Così diventa più difficile innamorasi. Proviamo a non demordere, però. Io cerco ancora il cowboy. Così, tanto per non perdere l'allenamento.
lunedì 4 agosto 2008
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