"Non è il momento", mi hanno risposto. Ma io lo avevo già intuito da sola.
Allora Leonard Cohen me lo sono sognato stanotte; era a Ravenna, per un concerto. "Quanta gente - mi diceva lui, un po' suonato -. Come avranno fatto a sapere che ero qui?".
Dopo lo spettacolo me lo portavo a casa, ma un po' come si porta a casa un vecchio zio che ha vissuto molto e molto pericolosamente, ma che ora non farebbe paura a un moscerino. Parcheggiatolo a casa, sono salita da mia madre (che peraltro non c'è più), per vedere se c'era qualcosa da mangiare per Leonard. Solo pane e acqua. Poi però apro il frigo e ci trovo due polpettoni di forma rettangolare, farciti di olive. Lascio me stessa nel sogno intenta a fare un panino al polpettone per il mio ospite.
C'è anche un secondo capitolo: David (Sam, per chi legge questo blog) che torna dopo tanto tempo. Indossa i vestiti di sua madre, ma a me non sembra poi tanto strano. Tanto meno a mia madre - presente anche in questo secondo capitolo - che si mette a scambiare i vestiti con lui: hanno la stessa taglia, penso io.
A me piacciono i sogni; ti rimango in qualche modo appiccicati per tutta la giornata.
Mi dispiace per il concerto di Cohen, ed anche perché non era il momento. Però io, almeno, ho i miei sogni. Lui, quello che ha fatto confusione coi momento, no; dice che non sogna mai. Diffidare di chi non sogna.
"Ho sempre coltivato il gusto dei giardini segrete e dei mondi separati. Amavo quella complicità profonda, a due, in cui nessuno è ammesso. Tutto ciò che è 'fama', in quel campo, èla fine del meraviglioso. La vera casa dell'amore è sempre un nascondiglio. Del resto, la fedeltà non è per me un contratto in esclusiva, ma l'essenza stessa dei valori di devozione e comunione".
Romain Gary
Nessun commento:
Posta un commento