mercoledì 26 marzo 2008

Novembre umido nell'anima

Serpeggia l'irrequietezze questa sera. Allora prendo il computer e vago su Internet, alla ricerca di niente, alla ricerca di qualcosa, alla ricerca di un passaggio per...., un biglietto per...., uno svago, un'idea. Voglia di....non si sa cosa. Finisco sui trailer di Sex and the City, il film, in uscita in Italia il prossimo maggio - così è annunciato, ce lo promettono. Ah, ecco: Sex and the city! In altri momenti aveva funzionato, aveva funzionato da evasione, da svago, un passaggio per.... Proviamo, allora, con qualche episodio. Male che vada sento parlare inglese per trenta minuti.
La libreria di casa fornisce la serie n.4 e finisco sull'episodio in cui Carrie dice no ad Aiden, la scema. I due sono lì, vestiti da sera davanti a una fontana che zampilla nella notte della Grande Mela, la città che non dorme mai. Lui le dice che quel vestito che porta addosso lo ha a noleggio per altre tredici ore, "e allora prendiamo l'aereo, andiamo alla Las Vegas e diciamo sì". Lei dice che non è pronta, che non ha bisogno di un pezzo di carta, non basta stare insieme? E bla bla bla. E si badi che nemmeno io sono una fanatica dell'anello. Tutt'altro. Ma la mattina dopo lui se andrà di casa. Ed è un gran peccato. Qualche puntata dopo ricomincerà il tormentone Mr.Big. E se siete o siete stati Sex-and-the-city addicted, potete capire di che cosa sto parlando. Altrimenti ho pietà di voi.
L'irrequietudine non è passata. Il sonno non è arrivato.

"Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente - avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. E' un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto. Questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola. Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare. Non c'è nulla di sorprendente in questo. Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l'altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l'oceano".

E' l'incipit di Moby Dick. E chiedo scusa se ho mischiato (forse) il diavolo e l'acqua santa. Ma si avvicina mezzanotte e ancora non ho capito cosa....

venerdì 7 marzo 2008

Sono donna, sono del '68

"Questo mese la rivista "Elle", breviario di glamour nazionale, sollecita le sue lettrici all'acquisto di due manganelli miniaturizzati di caucciù nero antracite, di due pistole a salve modello tamburo, una a sei colpi l'altra a quattro, di un vero revolver calibro 6,35 con calcio di madreperla e canna placcata oro, di un fischietto cromato Art Nouveau, di una elegante bomboletta spruzza-acido ("...dirigerla preferibilmente sugli occhi") e di un'altra asfissiante, poi di una tromba automatica ad aria compressa, di una sirena d'allarme incorporata ad una torcia elettrica e d'un arnese simile a lighter "Dunhill" che ha il potere di colpire un eventuale aggressore anche a sei metri di distanza imbrattandolo di pittura indelebile. Nello stesso numero della rivista in cui vengono impartiti questi consigli sul come parare l'assalto del maschio, si fornisce anche la notizia che l'attrice Claudine Augier, da includere nell'harem turbolento di James Bond, è una specialista di armi da fuoco: "Dall'età di sei anni mi alleno con papà a centrare a volo una moneta da 5 franchi". E, a proposito delle vamps di James Bond, è uscito da poco un volumetto, "For Bonds lovers only", in cui c'è l'elenco completo delle pistole maneggiate da queste criminali: la Remington 38, la Walther PP 7,65, il parabellum tedesco P'08, eccetera.
A quale clientela si rivolge la redazione di "Elle"? Basta sfogliare "Elle", appunto, "Harper's Bazar" o "Vogue", basta guardarsi attorno in strada per rendersene conto: ragazze spesso microcefale semi rapate, affette da rachitismo, macilente, spilungone, sbilenche, ragazze col piedone sgraziato, con la muscolatura quasi atrofizzata, con lo sterno o le scapole sporgenti, donne 1966-1967 appena sfornate dal Beauty Business, sconcertanti di per sè, in più insaccate e infronzolate in abiti e accessori impropri al sesso, roba di latta, carta, materia plastica, vetro, celluloide, cuoio. Non c'è una boutique per ragazze che non venda catene smerigliate, cinturini con orologi larghi quattro dita, come ne portano al polso sollevatori di pesi, cappellacci da fuorilegge con la tesa sull'occhio, cotte di acciaio e elmi con celate, badges infami. A questo punto, un'osservazione s'impone. Non solo queste ragazze stanno facendo l'impossibile per polverizzare i caratteri fondamentali della femminilità e, con essa, del fascino attrattivo, ma hanno già provveduto, casomai il partner dovesse insistere con le sue tecniche di seduzione, a far scattare tutto un sistema di difesa composto d'armi di tutte le specie: bianche, da lancio, da botta e chimiche, in genere a spruzzo. Mai come oggi la donna ha detto basta a quel che di psichico, anatomico e modale la differenziava dall'uomo, basta cioè all'adipe graziosamente disposto, al pudore, alla mollezza e futilità e, per quel che riguarda la difesa estrema, allo schiaffo, alle lacrime, alla fuga impacciata dalle gonne e ad altre spesso vane retoriche della debolezza sul punto di patire l'oltraggio.
Di pudore non vogliamo parlarne, è anzi l'uomo che comincia a provarlo (...).
Quanto alla funzione, prettamente femminile, di tentare l'uomo, pare se ne sia persa la nozione. Le pillole anti-baby, mezzo per lo sterminio radicale della maternità, le stanno rendendo spavalde e capricciose".

Quello che avete letto qui sopra è solo la parte introduttiva di un lungo articolo apparso su L'Espresso del 17 settembre 1967, dal titolo "Venere nasce adesso" a firma Giancarlo Marmori, che era (è?) - mi informa Google, dal momento che, lo confesso, non lo conoscevo - giornalista, scrittore e traduttore.
Ho trovato questo numero dell'Espresso in un mercatino dell'usato e l'ho comprato perché in copertina annunciava questo servizio sotto la didascalia "Le donne del 1968". Mi sono sentita chiamata in causa: il 17 settembre 1967 ero poco più che un embrione fecondato, mentre nel '68, precisamente il 2 aprile, avrei visto la luce.
Il conto, allora, è semplice: il prossimo 2 aprile saranno 40, con i bilanci che la cifra tonda si porta dietro.
Mi piace l'idea di partire da qui. Anche da qui, da un articolo che denuncia la morte della femminilità, su cui spesso mi sono interrogato, pur scivolando macroscopicamente sulla pillola anticoncezionale " mezzo per lo sterminio radicale della maternità, le stanno rendendo spavalde e capricciose". Ne riparleremo.