9.
Quel giorno arrivò. Per la precisione, una domenica mattina. “Mi sento che devo partire”, mi disse. Prima la Danimarca e da lì quella che in fondo rimaneva casa sua: l’America. Questa volta, quindi, avrebbe portato via tutte le sue cose. Ci saremmo rivisti, teneva a ripetere, ma chissà mai quando, dove e perché. La sera prima mi aveva detto che nonostante il suo cuore striminzito e spaventato da tre diversi matrimoni, mi amava. E da lì tante cose bellissime che ora risulta inutile ripetere.
Tuttavia la responsabilità, la responsabilità del mio amore, dell’amore che io dicevo di provare per lui, era troppa ed era troppo presto per farsene carico.
Io avevo mantenuto una pacatezza e una serenità che non avrei mai pensato di avere dentro di me. Questo era lui, questa era la sua decisione, e io cosa potevo farci?
Sam mi piaceva perché era così. Da quel giorno però avevo cominciato a guardarlo con altri occhi. Non lo vedevo più come si guarda un essere in carne ed ossa, ma filtrato attraverso una di quelle tante foto che gli avevo fatto nei mesi in cui eravamo stati insieme, tantissime foto scattate ogni volta pensando che sarebbe arrivato il giorno in cui mi sarebbero rimaste solo quelle da sfogliare, risfogliare, e basta. Complicato, no? Certo, poco ottimista. Me lo avevano già detto altri: “tu fai il funerale alle persone prima ancora che siano morte”. Era vero, era così: mi trovavo più a mio agio nella tristezza, nel pensare che le cose andavano sempre a finire male, piuttosto che nella gioia, nella speranza. Del resto, avevo sempre pensato di meritarmi poco o niente di essere felice.
Io avevo mantenuto una pacatezza e una serenità che non avrei mai pensato di avere dentro di me. Questo era lui, questa era la sua decisione, e io cosa potevo farci?
Sam mi piaceva perché era così. Da quel giorno però avevo cominciato a guardarlo con altri occhi. Non lo vedevo più come si guarda un essere in carne ed ossa, ma filtrato attraverso una di quelle tante foto che gli avevo fatto nei mesi in cui eravamo stati insieme, tantissime foto scattate ogni volta pensando che sarebbe arrivato il giorno in cui mi sarebbero rimaste solo quelle da sfogliare, risfogliare, e basta. Complicato, no? Certo, poco ottimista. Me lo avevano già detto altri: “tu fai il funerale alle persone prima ancora che siano morte”. Era vero, era così: mi trovavo più a mio agio nella tristezza, nel pensare che le cose andavano sempre a finire male, piuttosto che nella gioia, nella speranza. Del resto, avevo sempre pensato di meritarmi poco o niente di essere felice.
12 commenti:
bello anche questo capitolo...
brava, sei proprio brava e poi sai anche cambiare stile.
un po' piu' a nord mi pare...
Alice Munro ?
scoperto! ti vedo ora on line su faccialibro. comunque, preparati: la storia sta per concludersi
faccialibro...
e che cazzo è faccialibro ?
ho detto che mi chiamo
James Bond
mica
Forrest Gump...
e tu scrivi racconti
mica
spy story...
cerca meglio:-)
oh, comunque la munro gliel'ho regalata io per natale alla parisini, voglio dire...
...CHE VUOI DIRE
CHE CI HAI L'ESCLUSIVA ?
Perchè non provi a scrivere una storia d'amore a lieto fine? Sai: tristezza chiama tristezza! Se ti guardi in giro ne esistono. Però bisogna abbassare un po' la soglia. Lo fanno anche gli uomini nelle storie che finiscono bene,non solo le donne.
Ho letto il tuo delizioso libretto su Bologna. Li sei allegra e quasi spensierata. Non crogiolarti nelle storie tristi
perchè le storie d'amore, quelle di amore vero, non sono mai a lieto fine. come fa l'amore a durare per sempre, a vivere tutti felici e contenti tra cattivi odori e pessimi umori? poi perchè ho visto troppi film di hollywood. e perchè quella lì, di sam, non era finita bene.
ma se mi mandi sulla mia mail (che a questo punto avrai) la tua identità, giuro che ci provo. perchè james bond è un nickname un po' banale dietro cui celare tanta puntualità di commenti.....
...rivendico la proprieta' di 'ANONIMO' come identita' per questo post del tuo BLOG.
non c'entro nulla con "l'adulatore" delle 19 e 51.
mi piacciono i tuoi racconti per il tuo stile, al di la' di quello che scrivi.
sei essenziale,in qualche riga mi ricordi Carver.
invece e' difficile scrivere d'amore, belli o brutti, appena iniziati o finiti, senza orpelli.
Aspetto quindi con curiosita' di leggere in quello che, credo, sara' l'ultimo capitolo, come affronti il tema.
...comunque, a riguardo, concordo con te , non tanto per gli umori e gli odori, quanto per il fatto che , banalmente,
'NULLA E' PER SEMPRE...'
e con Carver mi hai fatto definitivamente tua, come non avrebbe potuto un adulatore ma nemmeno un ammiratore. no il prossimo non sarà l'ultimo.
preso dall'entusiasmo per il capitolo 10 leggo solo ora questo post.
"e con Carver mi hai fatto definitivamente tua "
affermazione 'sbilanciata'...
se fossimo ad un tavolo di poker verrei a vedere se è un bluff.
hai letto 'revolutionary road' ?
al tavolo da carte non mi sono mai seduta in vita mia. quanto a carver è diventata un po' una moda chiamarlo un bluff; ce ne fossero.
revolutionary road? non letto, ma lo leggerò. e aspetterò il film.
Tono un po' piccato...
peccato...
comunque sono stato frainteso,
probabilmente poco chiaro.
il bluff non era riferito a Carver
(che diamine...ci mancherebbe)
bensì all'affermazione
"mi hai fatto definitivamente tua"
...io sono così poco COOL...
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