Lo scorso inverno ho comprato un libro perché mi piaceva il suo titolo “La separazione del maschio” (autore, Francesco Piccolo). Intuivo, che si parlava d’amore, vedevo che ne parlava un uomo, immaginavo – dal titolo – che questo si sarebbe messo a disquisire su certa schizofrenia con cui molti di noi, non solo maschi a dire il vero (ma qui interessante era il loro punto di vista), vivono la propria vita sentimentale.
Per molti mesi il libro è rimasto nella pila accanto al letto tra quelli che prima o poi avrei affrontato. Un amico scrittore, infatti, mi disse che era una boiata. Poi, recentemente, una amica alle prese con la necessità di capire la solita storia complicata, mi ha detto che il volume era interessante. Allora l’ho preso in mano, pensando che poteva essere una incursione nella stanza dei bottoni: capire come la pensano i maschi, come la vivono.
Alle prime pagine il libro mi è parso così così, poi curioso, poi volevo vedere dove andava a parare.
È la storia di un tale, che parla in prima persona, sposato e con una figlia. Parallelamente tiene su molte storie, te le racconta tutte; il libro passa per vagamente erotico, ma non c’è pezza, per me, l’erotismo o lo vivi o sembra ginnastica. Le sue storie, lui te le spiega così: è attratto dai culi delle donne, si innamora sempre di tutte e il suo amore non è come una torta, che se sono in dieci quelli che devono mangiarci, ne hanno tutti un decimo, ovvero una piccola fetta. La sua capacità di amare è una e trina, diciamo così: rimane sempre compatta, indivisibile, solo che si sposta da un soggetto a un altro, da una cosa a un’altra, anche nel giro di breve tempo, senza togliere nulla all’altro. Lo aiuta in questo, l’assoluta mancanza del senso di colpa (con cui, peraltro, noi cattolici continuiamo nonostante tutto a dover fare i conti, sebbene gli analisti sostengano che oggi è il senso di inadeguatezza il più citato sul lettino).
Poi però la moglie lo lascia, non perché scopre tutto. Perché si fa trovare dal marito con un altro e il marito non le dice niente, niente le rimprovera. Il dramma non sta qui, per il nostro eroe, ma nel fatto che lui pensava di essere onnipotente, di tenere insieme il tutto: amare la moglie, crescere la figlia, vivere la sua sfrenata curiosità sessuale. Invece il tutto precipita, perché c’è qualcuno che agisce fuori da quanto lui aveva previsto, calcolato.
Boh, non so. Il libro non mi ha aggiunto niente. Speravo almeno che mi desse su i nervi, visto che non mi ha fatto capire come e chi e quando spinge i bottoni in quella benedetta stanza. Invece, neanche quello. Forse rimane un filino di ipocrisia: il bisogno di stare dentro una famiglia rassicurante e l’impossibilità di vivere una vita come la si vuole vivere, al di là dei ‘si deve fare’ e ‘come si deve essere’.
Mi rimane, molto personalmente, l’utopia di riuscire a immaginare un amore che non sia possesso, egoismo, accumulo, antidito alla paura, all’inadeguatezza. “Non è stato mai mio, non è stato mai nostro”, dice Meryl Streep sulla tomba di Robert Redford in “la mia Africa”. http://www.youtube.com/watch?v=zMRRXqtKRMI&feature=related
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1 commento:
ciao
capito qui per caso, mi diverto molto in tutti i post e poi mi soffermo su questo...
anche io ho letto quel libro e devo dire che invece a me ha dato qualcosa. ma non nel senso che mi ha emozionata o aggiunto chissà che però mi ha dato una visione nuova non tanto dell'uomo che tiene in piedi tante storie e non si sente in colpa (a volte lo racconta in maniera talmente divertente, soprattutto i riti della paura di essere scoperto) ma dell'uomo padre. mi ha colpito molto forse perché sono stata la seconda di qualcuno, forse perchè figlia di chi vive (o meglio ha vissuto) tutto questo... non so io devo dire invece che mi è piaciuto. a volte esagera ma non perché è (come dici tu giustamente) vagamente erotico ma perché in quanto uomo sembra che le trombi tutte lui, per di più in maniera magistrale. io tutto sommato lo promuovo. a quando nuovi post?? o sei migrata altrove?
ciao
Diana
www.dianaprincebeauty.com
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