mercoledì 16 gennaio 2008

Secondo sesso, cent'anni di solitudine?


Il secondo sesso. Scrivere 800 e più pagine sotto un titolo del genere nel 1949, con il mondo annientato dalle guerre, volva dire molto semplicemente puntare alla storia. Fare epoca, rivoluzione. L'opera di Simone de Beauvoir fu così la radice su cui crebbe l'albero dell'emancipazione femminile, una pianta immensa, dai rami allungatisi poi in direzioni diverse, anche contraddittorie. Se con la fine del 2007 si è concluso l'anno che la Comunità Europea aveva dedicato al tema delle Pari Opportunità (e non solo tra i sessi), questo 2008 si è aperto con le celebrazioni del centenario dalla nascita di un'icona femminista del '900, la scrittrice e filosofa francese che viveva in albergo ma senza mai condividere la stanza con il compagno di una vita, Jean-Peul Sartre.
Poi il tempo ha portato un'altra rivoluzione: da libro sacro, Il secondo sesso si rivela opera scritta in gran disprezzo della donna. Vedi un interessante articolo apparso sull'inserto domenicale del Sole 24 Ore a firma di Elisabetta Rasy, scrittrice e critica letteraria che dice: "de Beauvoir denuncia la miseria delle donne, quelle che piegano la testa e quelle che credono di cavarsela con un'emancipazione a buon mercato alleandosi ai sogni maschili". Ecco, allora, che in epoca post-femminista il libro della de Beauvoir si rifà attuale.
Negli anni delle prime rivendicazioni femministe, non sulle librerie di tutte le case italiane Il secondo sesso aveva preso il posto dell'Enciclopedia della donna, venti volumi editi dai Fratelli Fabbri Editore a partire dal 1963, summa di "nozioni pratiche e di cultura generale per la donna", come recita il sottotitolo. L'indispensabile manuale della perfetta moglie-madre-padrona di casa (e poco altro) è oggi tra i bottini più ghiotti nei mercati del 'vintage' e del 'seconda mano', tra chi rivaluta gli anni '50, via via fino agli appassionati del kitsch. Imperdibili le immagini e i disegni che lo illustrano. E perle del genere: "Scelta e pulizia delle scope" alla voce "Pulizia della casa", "I servizi asciugatoi" alla voce "Biancheria per la casa", oppure "Viaggiare in treno. Abito, bagaglio, mance" per il capitolo "Turismo". Poi la cucina, la salute, l'arredamento ("Come disporre i quadri"), il galateo, fino a concentrati di cultura generale con nozioni sulla donna etrusca, due pagine con vita, morte e miracoli di Goethe e un ritratto di Giuditta Sedioli, il grande amore di Mazzini.
Ma siamo sicure di potere archiviare il tutto alla voce 'vintage'? Ferme tutte prima di catalogare come feticci del passato ciò che altre trovavano pensieri di uso corrente, in alcuni casi innovativi.
In Cina, tra i preparativi per le prossime Olimpiadi, si tengono corsi rivolti all'esercito delle hostess: come incoronare i vincitori sul podio e come sfoderare un sorriso olimpionico - pare che quello da medaglia d'oro non mostri mai più di otto denti.
Cambio di continente, cambio d'emozione. "My teary moment won me New Hempshire", ha dichiarato Hillary Clinton alla notizia, contro le previsioni dei sondaggi, della sua vittoria. Le sue lacrime (leggi: il fatto di essersi mostrata emotiva e insicura) le hanno fatto conquistare il New Hampshire dove una donna su due (sottolineiamo donna) ha votato per lei. Alla precedente prova, in Iowa, la maggioranza delle elettrici le aveva preferito Barack Obama. E tralasciamo l'argomentazione 'rughe' degli avversari di Hillary Rodham (quanto sanno il suo cognome 'da ragazza'?) in campagna elettorale.
Avviciniamoci a casa. Il governo della Norvegia ha minacciato di chiudere le aziende che non rispettano una legge che impone nel cda una componente femminile per almeno il 40%. "Non ho intenzione di aspettare 20-30 anni perché uomini sufficientemente intelligenti nominino finalmente donne nei consigli di amministrazione", ha sostenuto il ministro per l'infanzia e la famiglia Karita Bekkellmen per giustificare la ragione del suo provvedimento. Sulla scorta di questa notizia, il Corriere della Sera ha analizzato i dati della Consob sulla composizione dei consigli d'amministrazione e dei collegi sindacali nel nostro paese. Solo 202 donne sono risultate titolari di incarichi su un totale di 4000, per una percentuale pari al 5,2%. Peraltro, molte di loro hanno legami famigliari con i titolari dell'impresa. Tant'è che nei collegi sindacali, dove i membri, proprio per la loro funzione non possono avere legami con la proprietà, la percentuale delle professioniste femmine scende al 1,2%.
Nota non di politica, ma ambientale. Karita Bekkellmen è ministro - chissà se vogliono 'ministra' da quelle parti? - di un governo moderato, di centrodestra. Sembra quindi una questione di cultura, al di là degli steccati.Per chiudere, rimaniamo da quelle parti. In questo 2008 c'è un'altro anniversario: sono cinque anni da quando fu uccisa Anna Lindt, ministro degli Esteri della Svezia, amatissima, possibile futuro premier socialdemocratico. Fu accoltellata il pomeriggio del 10 settembre 2003 mentre comprava con un'amica una camicetta in un centro commerciale. Era senza scorta, come tutti i politici in Svezia. Morì all'alba del giorno dopo, uccisa perché donna, perché voleva il suo paese nell'euro, dentro un'Europa più unita. Donna sola, non ce l'ha fatta. Un secolo dopo la nascita di Simone de Beauvoir la speranza è che quelli del Secondo sesso non saranno celebrati come cent'anni di solitudine.

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