sabato 1 settembre 2007

Erasmus in vacanza

Foto ricordo, foto di gruppo, foto delle vacanze. Che cosa raccontano le immagini scattate durante i viaggi, le vacanze estive, le gite? Sono immagini volute per lasciare una memoria - "io sono stato qui" -, da mostrare agli amici, da sfogliare con il passare del tempo. Raccontano di noi, dei nostri compagni di vacanza, delle persone incontrate e conosciute in viaggio, di estranei che hanno colpito la nostra immaginazione stando sdraiati su una spiaggia, seduti su una panchina a gustare un gelato, sfiorando per pochi minuti un porto di passaggio.
Rivedendole, rimaneggiandole, soffermandomi per un tempo più lungo di quello necessario per lo scatto, la mia curiosità si è vista spesso catturata dalle facce e dalle storie che posso immaginare dietro a quegli sguardi, quelle sembianze.
Non pratico la fotografia per professione, ma per passione, anzi meglio, per ossessione. Per professione, invece, pratico la scrittura, la cronaca, la narrazione.
Così, durante i miei viaggi mi piace 'rubare' ritratti delle persone che incontro: osservarle, immaginare le loro vite, cercare di individuarne i tic, le idiosincrasie, e da lì inventare piccoli racconti ambientati nei luoghi che visito.
Fino a questa estate quando, durante un viaggio in Norvegia, mi sono imbattuta in una scatola di legno fatta a mano. Al suo interno, più di cento diapositive 6 x 6 risalenti probabilmente agli anni '50 - '60. Il protagonista di queste immagini è una ragazzino dall'età apparente di dieci anni, verosimilmente svedese, che io ho chiamato Erasmus, in memoria di un film, "Erasmus il lentigginoso", ambientato in quegli anni e che fa parte dei miei ricordi di bambina.
La storia, allora, si è messa in moto. Erasmus è figlio unico, come me. Accanto a lui nelle immagini, mamma e papà, a volte i nonni e gli zii. Già a dieci anni Erasmus ha girato mezza Europa, compresi i luoghi delle mie vacanze: Miramare, Rimini, San Marino. Poi Genova, l'Olanda, Monaco di Baviera e molte altre località.
Erasmus posa più o meno paziente, biondo e ben pettinato.
Al ritorno a casa, lo attende il rito, a me, figlia di un fotografo per passione, assai familiare: la proiezione delle diapositive delle vacanze. In salotto, al buio e con le finestre aperte per fare entrare gli ultimi refoli estivi, il caricatore fa scorrere un'immagine dopo l'altra, clac clac, tra i ricordi e i commenti della famiglia e degli amici vicini di casa invitati alla proiezione delle vacanze estive.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ola guapa! Mi piace!
Continua a scrivere, che ti seguo.
Torno presto e voglio vedere le foto anche io.
Un abbraccio da Madrid!

Ifat

Anonimo ha detto...

molto bello il tuo blog... complimenti! Mi ha fatto pensare a come la memoria sia un tema che come una catena involontaria sta legando il mio e altri blog che leggo..strano...
Mi viene in mente che Sigmund Freud che tendeva a collegare alla perdita di memoria lieve l'innesco di strutture di difesa inconscie quali la repressione e la rimozione.
Se questo è vero, allora forse esiste una funzione incoscia che crea il ricordo forzato?

Anonimo ha detto...

io le foto non voglio vederle, ma il baystian qui sopra mi pare un tipo che fa al caso tuo. Franz